La Storia di Dieu

15 luglio, ore 18.30, nord-ovest del Brasile: i raggi del sole pomeridiano scaldano le piccole foglie di una piantagione intensiva di soia. Tra cinque mesi, proprio sotto gli occhi delle popolazioni locali, la soia verrà stoccata e spedita direttamente nelle bocche di centinaia di mucche cinesi, a migliaia di chilometri di distanza, sotto forma di mangimi industriali per allevamenti su larga scala. Ma la gente del posto non lo sa. Quando pensano al futuro, si immaginano cibo e lavoro per tutti.

 

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Stesso giorno, ore 16:30, Stati Uniti centrali: un maiale di sei mesi ingrassato da ormoni e mangimi industriali cammina lungo la passerella recintata dritto verso la fine dei suoi giorni, in uno stabilimento interamente meccanizzato, dove è cresciuto assieme a migliaia di suoi simili, senza avere mai visto la luce del sole. Tra qualche settimana, finirà nel piatto di Lucia, una bambina toscana di 10 anni, appassionata di equitazione. Ma il maiale non lo sa. Quando pensa al futuro, si immagina di essere libero di correre su distese di erba verde.

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Stesso giorno, ore 23:30, Africa centrale: Abasi si butta a letto dopo una faticosa giornata di lavoro. Per tutto il giorno ha spruzzato un pesticida altamente tossico su una piantagione intensiva di palma da olio, di proprietà di una multinazionale olandese produttrice di biocarburanti. Tra sette anni una porzione di terreno verrà venduta a carissimo prezzo ad un piccolo agricoltore locale, ma il terreno sarà così impoverito dalla monocoltura che non riuscirà a farci crescere nulla. Ma lui non lo sa. Quando pensa al futuro, si immagina che la foresta ricrescerà rigogliosa.

Stesso giorno, ore 4:30, nord del Vietnam: Mo Village, nel distretto di Song Dong. È luglio e il canto delle cicale sovrasta già il suono di ogni altra cosa. Qualche cane si aggira nel villaggio in cerca di cibo, mentre un forte profumo di incenso invade le strade. Nonostante sia piena estate, una brezza fresca impone un abbigliamento adatto, e una colazione a base di Pho Bo. Ly Van Dieu si sta godendo le ultime stelle della notte, in attesa del sorgere del sole. È disteso su una stuoia di paglia in uno dei suoi dieci campi dove coltiva riso, grano, fagioli, noccioline e varie verdure, con cui sfama la sua famiglia, che include le sue tante galline, anatre e Duc, il bufalo d’acqua. 50 anni, padre di tre bambini, marito di una donna dai lunghi capelli neri e figlio di una madre esperta di astronomia. Lei sa, infatti, che quando compare uno scorpione tra le stelle in cielo, il raccolto sarà ricco. E non si è mai sbagliata. Ly vive in una casa di mattoni, costruita vent’anni fa. Erano gli anni ’70 quando, giocando con i più improbabili arnesi che la vita di una famiglia contadina offriva, sognava già di costruire il proprio regno di piante e animali. Di quel periodo ricorda la casa di legno, il poco cibo e le grandi piogge. I 3 km che percorreva da solo ogni giorno per andare a scuola non lo intimorivano e la sua sete di conoscenza gli dava la forza per affrontare la foresta e le colline nel mezzo. Matematica era la sua materia preferita, e i numeri non mentono: 480 chili di riso ogni anno, decine di ettari di terra fertile, e ogni giorno, cinque ore di lavoro nei campi, due ore di pesca, un’ora di osservazione astronomica, tre ore di giochi in cortile con i bambini, due ore di grandi abbuffate, un’ora di preghiere agli antenati, due ore di passeggiata nella foresta.

Pochi mesi fa ha seguito un corso di aggiornamento sulle nuove tecniche dell’agricoltura. Si tratta di un progetto proposto dal sindaco del villaggio assieme a una ong italiana. Non sa bene cosa sia una ong, e nemmeno dove sia l’Italia, ma sa che i nuovi metodi che ha imparato gli stanno rendendo la vita sui campi più semplice e che, tutto sommato, usare meno pesticidi può far bene alla terra e ai suoi bambini.

È il periodo del raccolto e Ly si sveglia felice ogni giorno alle 4:00 per andare nei campi. Non sa quello che accade in questo stesso momento nel resto del mondo, non sa di essere in qualche modo l’eroe, il combattente, di una guerra invisibile.

Le sue armi: un aratro, una pala, una falce, un falcetto e un coltello.

I suoi compagni: la famiglia, gli animali, Duc e la musica folk di Quan Ho.

Ly non ha bisogno di nient’altro. Ama il suo villaggio, sviluppare le sue competenze in materia di previsioni meteo osservando il colore dell’acqua e i funghi “Màu Mốt”, passeggiare tra gli alberi che sono cresciuti con lui e con i quali invecchierà.

Tra vent’anni, Ly godrà di ottima salute, avrà un commercio locale di verdure biologiche e i suoi ettari di terra ospiteranno anche canna da zucchero e spinaci. Continuerà a guardare le stelle alle 4:30 del mattino.

E lui lo sa.

Quando pensa al futuro, un sorriso gli compare sul volto.

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